lunedì 30 gennaio 2012

AUGURI AD ANNARITA

Viaggio in treno con pioggia in sottofondo. - Annarita Sanges





Ferita di nuovo dalla stessa persona e per la stessa cosa. Errore mio… Decido di fuggire senza traguardo, con l’unico scopo di trovare uno spazio ovattato in cui piangere e pensare e capire…e forse superare. O magari dimenticare. Veder scorrere il mondo dal finestrino di un treno mi farà sentire marginale… Tun tu tun…tun tu tun…tun tu tun… Toccare il vuoto e non avere stimoli è quello che odio di più. Eppure è quello in cui più spesso impatto. Sarà l’inerzia. Sarà l’incapacità di superare. Sarà la pioggia che eternamente cade. Sarà questo secolo che non ci sa aiutare. Sarà l’amore che non sa esaudire. Sarà il fiume arido o il fuoco spento. Sarà che la riproduzione degli stessi errori genera le stesse brutte sensazioni e la consueta e monotona paura di essere sbagliata. E così continuo a sguazzare nel fango dei perché. Ho perso un’altra occasione per dimostrare a me di valere qualcosa e di sapere lottare contro gli istinti che mi conducono lì dove mi perdo e non ho più coscienza di me. Lì, in quell’orizzonte dove vedo solo te e dimentico i miei doveri e i miei valori. Parto da questo: Devo trovare in me le esortazioni! Tun tu tun…tun tu tun…tun tu tun… Non voglio più essere un oggetto che si muove solo quando tu lo stringi in mano, altrimenti fermo in attesa di un tuo sguardo. Sono folle se continuo ancora ad aspettare i tuoi passi. Attendo che il rumore di te arrivi a me, si avvicini sempre più, per poi sentirti nuovamente allontanare. E’ la danza dell’attesa inappagata. Ricordi: Pioveva, io ero felice. Dovevamo incontrarci nell’aspirazione di un abbraccio. Un abbraccio che ti avevo chiesto dopo averlo desiderato e incessantemente voluto. Pioveva…pioveva…poi diluviava…con violenza e devastazione…tu venisti ed io non arrivai… Neanche l’amore riuscì a superare l’impossibilità di muoversi in una città dannatamente allagata! Mi sentii morire…avrei ottenuto il mio abbraccio se la pioggia lo avesse voluto… e l’ho maledetta… e mi sono maledetta. Ti cercai per strapparti una nuova promessa. Tu fingesti di accettare. Ma la pioggia aveva portato via con sé la tua voglia di me. E tu per me non ci sei stato più. Minuti infiniti…divenuti giorni…e poi mesi…e poi anni… La danza dell’attesa non mi abbandonava. Tun tu tun…tun tu tun…tun tu tun… Ricordi: Pioveva, avevo ottenuto il tuo abbraccio. L’avevo desiderato di nascosto e finalmente avuto. E poi di nuovo il vuoto. Mi era sembrato di esserti entrata dentro in qualche modo. Oppure eri tu che mi avevi trapassato fermandoti nella mia carne mentre a te dovevo essere apparsa come un fantasma. Forse se sento questo è perché tu sei il ricordo di qualcosa mai accaduto ma vissuto nei sogni. Solo in sogno ho visto quello che poi con la realtà mi hai sempre negato. Tun tu tun…tun tu tun…tun tu tun… Come hai fatto a non capire che le tue parole mi cadevano addosso e ricoprivano come pioggia di pezzi di vetro…Che mi ha tagliuzzato trasformandomi in polvere… E poi un soffio e non c’ero più… Ricordi: Pioveva, io avevo pianto…mi hai portata in uno spazio remoto per chiedermi cosa volevo da te…ed io ho risposto col silenzio. Crasi tra il cuore che diceva: “Tutto” e la testa che diceva: “Non mi farai altro male” (e forse mentiva). Il caos genera silenzio. Ho acceso il lume per farmi spazio tra le agitazioni del mio cuore. Soffitto di ragnatele. Infinite ferite e lacrime. Bacio le ferite e asciugo le lacrime. Devo farlo da sola. Non verrà nessuno qui. Tun tu tun…tun tu tun…tun tu tun… Non ti chiedo niente eppure aspetto. Odio me quando di fronte a te divento aria che non si tocca e prende ogni forma. Mi rende materia solo un tuo sorriso. Odio essere nulla senza i tuoi occhi. Odio non riuscire a respirare quando non avverto la tua presenza. Il minerale è il fondo e tu sei l’odore di questa prigione…che fare non so… Tun tu tun…tun tu tun…tun tu tun… Ti odio…odio la tua assenza… Vorrei riuscire a farti male…vorrei prenderti a pugni…ma so che le mie mani si spaccherebbero contro la pietra… Ed eccomi di nuovo qui ad attendere i tuoi passi avvicinarsi. Ne ho bisogno per vibrare e sentirmi viva. In qualche modo sento che anche questo è amore: l’Attesa. Mi fai male e forse me ne farai sempre eppure non riesco a liberarmi dalla voglia di te. Ti voglio con odore di passato nel naso che non va via. Ti voglio. Vorrei che bastasse chiamarti per vederti arrivare. Invoco il tuo nome col desiderio di saper far magie… io ti voglio e tu sei qui! Continuo a costruire castelli di sabbia da non poter diroccare sperando che il sale diventi cemento irresolubile. Ma è sabbia! E’ sabbia! Tun tu tun…tun tu tun…tun tu tun… Fortifico, fortifico. Costruisco. Resisto. Fortifico, gestisco. Inaridisco. Insisto. E’ sempre amore quello che fa ridere e dopo un solo istante piangere? Volerti è il castigo della mia vita…. Arrivo: Ho pensato…ricordato…poi pianto… Mi sono commiserata…mi sono punita…ho urlato contro me la rabbia di non sapere lottare… Ho accettato di stare ancora nel fango. Tu rimani con me…anche se non ci sei…anche se non voglio più morire di te… Piove ancora. E forse rimarrò qui a farmi bagnare. Ma sarà pioggia sterile o capace di lavar via la mia crudele passione? Voglio bagnarmi e poi rinascere nuova e pura. Non voglio aspettare qualsiasi cosa venga da te. Non voglio accontentarmi di uno sguardo veloce e di un giudizio affrettato. Non hai mai voluto nemmeno sapere il mio nome. Ed io il tuo l’ho solo immaginato. Mi incammino lentamente lasciando dietro la valigia dell’Attesa. Voglio continuare libera da te e da me…da quella me che ama te… Sento arrivare il sole... Sento di meritare una sua carezza per asciugare il dolore…